Esperto di Calcio

7 dicembre 2012

L'ombra del mercato sulla Serie A: De Rossi, Sneijder e la guerra di nervi


Alzi la mano chi, a inizio stagione, era convinto che Daniele De Rossi e Wesley Sneijder sarebbero stati ai margini delle rispettive squadre. I due centrocampisti sono casi diversi, ma con più di un punto in comune.
De Rossi vive a Roma come un corpo estraneo. Tutta la squadra segue i dettami di Zeman, iniziandone a raccogliere i frutti. Il mediano romano, invece, non riesce ad integrarsi negli schemi del boemo. Negli ultimi anni Daniele si è sempre sentito un leader, forse anche più di Francesco Totti, la cui importanza iniziava ad esser messa in discussione, perlomeno in campo. Il numero 10 giallorosso è tornato ai livelli di un tempo, giocando sempre titolare e fornendo grandi prestazioni. E' come se De Rossi avesse accusato il colpo, chiudendosi in sè stesso e iniziando ad accumulare errori su errori. Prima la sterile polemica per la posizione da tenere in campo, quindi la reazione nel derby.
Le continue voci di mercato e gli spigolosi caratteri dei protagonisti non permettono di ricucire il rapporto. Onestamente non credo ci sia alcuna possibilità che si possano sistemare le cose. Le dichiarazioni rese dai protagonisti lasciano poco spazio all'immaginazione e preludono un futuro lontano fra i due. Dapprima Capitan Futuro ha dichiarato: "Il mio ruolo? Si fa fatica ad analizzare le posizioni tattiche se non si prende mai la palla. La squadra deve crescere. Il calcio è uno solo, non lo inventa nessuno. Dobbiamo fare punti"; quindi Zdenek Zeman, alla vigilia della sfida con i Viola, ha risposto: "De Rossi per me non è una nota dolente, ma non ha reso da De Rossi. Non si è integrato con la squadra. E’ un giocatore importante, ha fatto la sua carriera nella Roma e l’ha fatta molto bene, spero renda come nelle passate stagioni. Forse, all’inizio, è stato influenzato dal mercato. Qualcuno dice che lo cercano 11-12 squadre ma io ho qualche dubbio, non mi risulta. Si sta allenando con impegno, non si sa mai chi in settimana può stare meglio o peggio. Io spero lui stia meglio".
Tatticamente il discorso è semplice: Zeman vede meglio Tachtsidis e Florenzi, entambi classe 1991. De Rossi deve adattarsi, correre e giocare per la squadra. Il mediano ha un mese, due al massimo per convincere tutti e riprendersi Roma. Tre partite prima della sosta, qualcuna a gennaio, poi si tireranno le somme.
Piuttosto limpida anche la situazione in casa Inter. Al numero 10 è stato proposto un prolungamento di contratto che non prevede alcuna remunerazione per la stagione 2015-16. L'olandese ha rifiutato e ha rincarato la dose attraverso i social network. Dapprima un comunicato in cui si diceva contrario al rinnovo, quindi le polemiche sulle convocazioni di Stramaccioni. Il clima si è fatto gelido alla Pinetina e le voci di una sua imminente partenza sono all'ordine del giorno. A che prezzo? Difficile recuperare i soldi investiti, ma piuttosto complicato anche trovare un grande club che voglia accollarsi uno stipendio netto di 6 milioni annui. L'unica sarebbe il Psg, ma ritengo che uno scambio con Pastore non sia nemmeno un'opzione catalogabile come "fantacalcio". Il presidente del Palermo Zamparini mi trova d'accordo quando dice: "Sorridendo, credo che Pastore possa passare all´Inter solo se i nerazzurri girano in cambio al Psg il cartellino di Sneijder più 30 milioni. Non scordiamoci che il Psg ha pagato solo pochissimo tempo fa il cartellino di Pastore una cifra altissima, una cifra da campione. In generale credo che Pastore potrebbe tornare in Italia, ma non certamente in un momento storico in cui nessuno spende più e una squadra come il Milan cede campioni del calibro di Ibrahimovic e Thiago Silva". Una sacrosanta verità, che mostra come la situazione sia di difficile risoluzione.

Francamente è assurdo pensare di (s)vendere due talenti come l'olandese e l'italiano, per il nostro calcio e per le due squadre. Paradossalmente è più semplice risolvere l'affaire De Rossi, che potrebbe essere riaccolto come il figliol prodigo al Campidoglio. Viceversa solo l'Inter può andare in contro alle richieste di Wesley, dopo essersi fatta un clamoroso autogol con le parole di Branca. Stramaccioni, in sintonia con la società, non convoca il ragazzo dichiarando che la decisione e solo sua. Strano non cresca il naso alla Pinocchio, perchè è chiaro che il problema non sia tecnico. Per quanto il ragazzo possa essere scosso e psicologicamente non al meglio, non convocarlo nemmeno è sinonimo di un patto con la società. Un azione intelligente per la sua carriera di allenatore, ma che non risolve i problemi. I tifosi stanno abbracciando in toto l'operato della società, e a questo punto il divorzio appare inevitabile. Facendo un rapido giro sui social network ho notato come molti tifosi dell'Inter non si dimostrino contrari ad una cessione al Milan, magari in cambio di un epurato rossonero. A tutti questi dico "attenti", Seedorf e Pirlo potrebbero avere un altro erede.

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