Esperto di Calcio

9 gennaio 2013

La mela, il peccato originale e SuperMario Balotelli


Mela marcia potrebbe anche diventare un termine-talismano. Apostrofato come mela marcia, Edgar Davids lasciò il Milan e vinse tre campionati, due Supercoppe e una coppa Italia con la Juve, e poi ancora una Supercoppa e una coppa d'Olanda dopo il suo ritorno all'Ajax. Sarà per questo che lo staff di Mario Balotelli ha risposto in modo soft alle definizioni del presidente del Milan Silvio Berlusconi. Per questo, o più probabilmente perché in concreto, e sotto traccia, i contatti potrebbero continuare. Ma il primo step è sempre la partenza di Robinho. Se Robinho resta, di nuovi attaccanti si parla solo a fine della stagione. Se resta. Infezioni L'escalation verbale di Berlusconi nei confronti di Mario è netta. Si passa dal «Balotelli mi piace, eccome», di metà novembre, al «non mi convince come uomo» di qualche giorno fa, fino alla metafora ortofrutticola dell'altro ieri. «Nel Milan è molto importante l'aspetto umano. Se si mette una mela marcia nello spogliatoio, può infettare tutti gli altri. Balotelli è una persona che io non accetterei mai facesse parte dello spogliatoio del Milan». Eppure l'agente Mino Raiola, sempre lesto a difendere il ragazzo, è stato morbido: «Ho sentito Mario — ha detto a Mediaset — ed era dispiaciuto per le parole di Berlusconi. Però mi ha sorpreso perché ha avuto una reazione positiva. Mi ha detto: "Il mio presidente al City mi vuole bene, Moratti mi voleva bene, chi mi conosce mi vuole bene". E io, che lo conosco bene, so che ha un cuore grande. Poi il presidente Berlusconi è libero di avere l'opinione che vuole, però mi sembra strano che esprima giudizi simili su una persona che non conosce molto». In difesa dell'attaccante è corso anche il presidente Figc, Abete: «In Nazionale si è sempre comportato bene». Del resto Mario, come aveva detto Allegri giorni fa, è un patrimonio dello sport nazionale. E ieri, quando gli è stato chiesto che cosa pensasse dell'ultima uscita del numero uno del club, l'allenatore ha risposto così: «Non commento le parole del presidente. Insieme a Galliani ho fatto valutazioni tecniche. Deciderà la proprietà. Balotelli è un patrimonio del calcio italiano — ha ripetuto — e gli errori che ha fatto sono utili per migliorare». Fili intrecciati Gradimento, etico e tecnico, a parte, il problema per portare Mario al Milan è essenzialmente economico («Il City lo considera incedibile e non fa valutazioni di mercato» ha chiosato ancora il suo manager). L'ipotesi principale potrebbe essere di riprovarci a giugno, visto che il Santos vorrebbe Robinho a maggio, quando la stagione brasiliana entra nel vivo con la Libertadores. E siccome l'offerta del Santos esiste, anche se per il momento non era soddisfacente la formula di pagamento (3 milioni subito), si presume che possa essere ritoccata nei prossimi mesi. Con i soldi ricavati dalla cessione di Pato e quelli che potrebbero arrivare con l'addio di Robinho, l'assalto a Mario sarebbe possibile, se nel frattempo il prezzo scendesse: le richieste del City per ora sono smisurate (37 milioni), ma non si sa mai. La stagione è lunga e Balotelli non sembra destinato a restare al City ancora molto. E se ci fosse l'occasione di chiudere negli ultimi giorni di mercato, chissà. Allegri lo accoglierebbe a braccia aperte, e intanto Balotelli tiene a bada l'orgoglio. In fondo, Berlusconi potrebbe cambiare idea. Verba volant. Attesa Nel frattempo, però, Berlusconi lancia altri nomi: ad esempio Destro, che al presidente piace (dice lui) più di Balotelli. Ma la Roma non ha intenzione di mollare il giovane attaccante, e al di là delle preferenze umane di Berlusconi (Destro piace moltissimo anche ad Allegri) ogni pista si arena di fronte a Robinho: finché Robi non parte, il Milan non spingerà sull'acceleratore, per nessun attaccante. Robinho ha ripreso ad allenarsi, fa ancora un tipo di lavoro differenziato, ma è tornato a far parte del Milan. Per tutti gli altri, si resta alla finestra. E vale anche per le mele sanissime.


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