Esperto di Calcio

4 gennaio 2013

Un calcio al razzismo. Thuram: "Bravo Milan"


«Quello del Milan è un gesto molto importante. Ringrazio in particolare Massimo Ambrosini per la scelta d'interrompere la partita e il Milan per aver promesso la linea dura su questo delicato tema». Lilian Thuram sta spendendo gli ultimi giorni di vacanza nella sua Guadalupa, ma è aggiornatissimo sullo stop di Pro Patria-Milan. E l'applauso dell'ex difensore di Juve e Parma è convinto. Quasi una liberazione. «E' una notizia stupenda perché per la prima volta un grande club si prende la responsabilità di fare un passo così dirompente». Le offese ai giocatori di colore purtroppo sono diffuse. «E nella maggior parte dei casi prevale l'indifferenza. Così i compagni tendono ad abbassare gli occhi e a guardare altrove, sottovalutando la sofferenza dei giocatori di colore presi di mira». Stavolta invece il capitano è intervenuto dalla panchina. «Per questo ragione plaudo alla sensibilità di un grande giocatore come Massimo Ambrosini. S'è assunto una responsabilità che dà un grandissimo aiuto alla lotta contro il razzismo». In che senso? «Le istituzioni possono inasprire quanto vogliono i provvedimenti contro questo fenomeno. Le multe ai club non servono a nulla. Ma il ruolo principale è quello dei calciatori e la svolta del Milan vale molto più di tanti proclami». Che cosa cambia? «Il calcio è lo sport più popolare al mondo e i calciatori più famosi possono orientare il costume. Perciò il messaggio di ieri di Ambrosini spero che venga raccolto anche da altri campioni: solo così possiamo aiutare l'intera società a debellare questa piaga». Il suo impegno su questo fronte è ormai giornaliero. «Certo. Io faccio convegni, ho appena scritto anche un libro sull'argomento». Qual è il suo messaggio? «Nessuno nasce razzista, lo diventa. La nostra cultura tramanda da secoli comportamenti razzisti e sessisti. C'è una gerarchia che mette in cima il colore della pelle bianca e del genere maschile. Ma il valore dell'eguaglianza prevarrà e il calcio può essere vincente in questa lotta epocale. Ecco perché plaudo al gesto di Ambrosini e del Milan». Ma la strada è ancora lunga. Purtroppo sì. Io, però, penso positivo. Ad esempio mi piace molto la storia di Mario Balotelli. Ricordo ancora gli striscioni ai tempi del suo debutto nell'Inter: Scrivevano: "un nero non può essere italiano". Invece ora SuperMario è il beniamino della Nazionale. Storie come la sua dimostrano come il calcio possa aiutare tutti noi a superare certe barriere».

 fonte: Gazzetta dello Sport

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