Esperto di Calcio

10 aprile 2013

La storia si ripete: è tornata la vecchia Inter


In questo momento di difficoltà economico-politico, gli italiani hanno una certezza: l'Inter. Si perchè i nerazzurri son tornati quelli dell'era pre-calciopoli.
Ora, son stato spesso tacciato di essere anti-nerazzurro, ma non mi interessa difendermi dalle accuse, bensì argomentare le mie affermazioni. Non sarà fatta alcuna menzione nè a Calciopoli nè al ciclo di vittorie conseguito ad esso, ma piuttosto voglio soffermarmi sui giocatori che l'Inter ha avuto ed ha oggi in rosa. Sui Navigli ci si concentra troppo (e da sempre) sulla classe arbitrale, ma si guarda troppo poco in casa propria.
Diamo qualche numero: l'Inter, in 31 partite, ha fatto 50 punti. A fronte di 15 successi (come Lazio e Fiorentina, meno delle altre grandi) ha collezionato 5 pareggi e ben 11 sconfitte, 5 delle quali fra le mura amiche. Uno score troppo basso per pensare di ambire a traguardi importanti, tanto che davanti a sè i nerazzurri hanno un Milan partito con 7 punti in 8 giornate, il Napoli, la Fiorentina e la Lazio. Queste ultime avevano ambizioni diverse dall'Inter, eppure hanno collezionato più punti, colpa degli arbitri? Francamente ne dubito. Gli uomini di Stramaccioni hanno fatto 2 punti più di una Roma a dir poco disastrata, e 4 più del Catania di Maran, la cui rosa non è neanche lontanamente paragonabile.
Capitolo reti: 50 goal fatti e 43 subiti, un dato a dir poco inquietante. Una squadra colma di Nazionali non può incassare più del doppio dei goal della capolista, 9 più di un Milan che ha perso Thiago Silva e Nesta, non proprio Pippo e Pluto. Peggio dell'Inter hanno fatto solamente la Roma, grazie alla cura Zeman, il Pescara, il Genoa, il Chievo, l'Atalanta e il Cagliari. Non proprio delle corazzate, ne compagini che possono vantare difensori del calibro di Ranocchia, Samuel e Juan Jesus. Delle due una, o la retroguardia nerazzurra è sopravvalutata o c'è qualcosa che non va. Anche le reti a favore sono piuttosto basse, Lazio a parte tutte le altre grandi hanno fatto meglio.
Capitolo rosa e mercato: nel bilancio fra acquisti e cessioni, francamente non penso che la rosa sia migliorata. A parte Palacio, che ha fatto davvero una gran stagione, tutti i nuovi acquisti hanno fallito o non sono stati determinanti.
Alvaro Pereira e Silvestre dovevano puntellare la retroguardia, ma sono stati ampiamente negativi. A centrocampo Mudingayi, Gargano e Kuzmanovic sono giocatori modesti, e lo si sapeva. A Bologna, Napoli e Firenze non hanno mai fatto la differenza, era impensabile la facessero con una maglia decisamente più pesante indosso. Kovavic sta mostrando dei bei colpi, ma oltre ad esser costato caro era impensabile potesse avere l'impatto di Sneijder, troppo presto accantonato. Il mancato riscatto di Poli, che tanto bene sta facendo a Genova, testimonia una strategia confusionaria, in cui son stati presi giocatori poco funzionali. Schelotto è difficilmente collocabile nello scacchiere ideale di Stramaccioni; Coutinho è stato invece ceduto troppo presto. Parliamo di un classe '92, con ampi margini di miglioramento e numeri decisamente superiori a quel Ricky Alvarez troppo lento e discontinuo.
Si diceva dell'attacco, certo gli infortuni non hanno aiutato, ma tamponarli con Rocchi ed al contempo cedere il giovane e promettente Livaja significa essere "in bambola".
Cassano doveva essere il giocatore in grado di cambiare le partite, quello che accendeva la luce. Come sempre, Fantantonio ha alternato grandi giocate a momenti di buio totale, in cui passeggiava per il campo.
In tutto questo cumulo di errori non vedo cosa ne possa la classe arbitrale.
Capitolo età: i leader di questa Inter son vecchi. Inutile nasconderci dietro un dito, i trascinatori sono ormai sul viale del tramonto. Dietro l'uomo che fa la differenza è sempre Samuel, la cui carta d'identità dice 35 anni. Troppi, è fisiologico che non possa reggere una stagione ad altissimi livelli per 50 partite. Ranocchia, Silvestre e Juan Jesus hanno ampiamente dimostrato inesperienza o mancanza di attenzione, non possono guidare la difesa.
In mezzo al campo i leader sono ancora Zanetti e Cambiasso, 39 anni il primo e 32 il secondo. Se il capitano non ha mai tradito le attese, il pelato argentino ha disputato una stagione a dir poco sottotono. L'unico altro giocatore in grado di prendersi sulle spalle la squadra, per capacità in campo, è Guarin. Il colombiano è però troppo anarchico tatticamente e troppo emotivo, non può essere un leader.
Davanti, infine, era Milito a far la differenza, ma parliamo di un 33enne.
Se pensiamo alle concorrenti capiamo la differenza abissale. La Juventus ha Pirlo, non certo di primo pelo, ma accanto a lui ha quasi solo under30: Chiellini, Bonucci, Vidal, Marchisio, Pogba, Vucinic. Stesso discorso per il Milan, che ha De Sciglio, Abate, Montolivo, El Shaarawy e Balotelli. E ancora, il Napoli di Hamsik e Cavani, leader giovani ed al top della carriera. Ripeto, di arbitri qui nemmeno l'ombra.

Gli errori arbitrali fanno parte del gioco, non è possibile ci sia sempre un disegno anti-Inter. Mi sembra davvero si soffra troppo di manie di persecuzione in via Durini, e non lo dico con fare polemico o tono di superiorità. Penso che questa Inter, per gioco, rosa e personalità sia inferiore a molte squadre in Serie A. Non può ambire alla Champions League, è troppo poco solida, disorganizzata e gioca un calcio farraginoso. La strada giusta era quella intrapresa nella trasferta di Torino, dove i nerazzurri hanno davvero messo in difficoltà la Juventus. Purtroppo la prestazione è stata una sorta di unicum, perchè alla bella vittoria sugli storici rivali son susseguiti tonfi clamorosi. Quando si perde sia in casa che in trasferta con Siena e Atalanta; in casa con il Bologna o a Udine (pesantemente) gli arbitri possono avere un impatto limitato.
Questa Inter mi ricorda la Juve post-calciopoli, in cui gli errori arbitrali si susseguivano, ma il vero cruccio risiedeva nella rosa, nel mercato, nella preparazione atletica, nell'allenatore e nella dirigenza. Prima se ne prende atto, prima si torna a vincere. Prendersela col sistema e con gli arbitri non paga, chi mi conosce sa bene che non ho mai dato un gran peso alle decisioni delle giacchette nere. In un torneo da 38 partite vince sempre la più forte, quando fino a tre anni fa lo facevano i nerazzurri era per manifesta superiorità; chi non riconosce le abissali differenze fra le compagini pre-calciopoli e questa, rispetto alle corazzate di Mancini e Mourinho, è in malafede. Questa volta per davvero.

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