Esperto di Calcio

11 agosto 2013

Il Diavolo e la sua ira: che errore cedere Aubameyang

Storie di un calcio di mezz'estate, che si trasformano nella solita morale italiana: i giovani sono importanti. Il Bel Paese non lo ha capito negli ultimi decenni, e continua a non farlo. Nel calcio come nel resto della vita societaria.
Questa è la storia di Pierre Aubameyang, ragazzo classe '89 forgiatosi nel Milan e affermatosi altrove. I rossoneri non hanno creduto in lui, ma le sue qualità le ha messe in mostra in Europa. Dapprima in Francia; quindi nel Borussia Dortmund di Klopp. Un esordio da predestinato, una tripletta che sta già facendo passare il mal di pancia ai tifosi giallo-neri, ormai certi di perdere, dopo Goetze, anche il figliol prodigo Lewandowski.
Il racconto della tripletta è un semplice trafiletto su Gazzetta.it:

Il protagonista di giornata è Pierre-Emerick Aubameyang, arrivato in estate dal Saint-Etienne, ma formatosi nel Milan. Forse i rossoneri se ne sono liberati troppo in fretta: se in Francia aveva già dimostrato di essere un buon attaccante, in Bundesliga sembra essere pronto per il salto di qualità definitivo. E giocare in una squadra allenata da Klopp aiuta: Schmelzer, Lewandowski e Reus lo mettono nelle condizioni di firmare una tripletta all'esordio nel campionato tedesco, impresa riuscita solo ad altri 6 giocatori nella storia del torneo. Il 4-0 lo firma proprio lo scontento Lewandowski, che avrebbe voluto trasferirsi a Monaco, trasformando un rigore procurato da Hofmann.

Troppo poco per una tripletta favolosa, sinonimo di forza, di carattere e di qualità. Quest'ultima è forse sconosciuta ai nostri dirigenti calcistici, o meglio al nostro sistema calcio. Si vuole vincere e subito, e si finisce per strapagare dei ragazzotti tatuati che con la classe e l'eleganza hanno poco a che fare. Juventus e Milan sembrano aver capito qualche tempo fa l'antifona, e forse scempi come Henry, Aubameyang, Vieira e compagnia bella non li vedremo più.

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