Esperto di Calcio

14 settembre 2013

Il calcio delle bandiere? Non esiste più

I tempi cambiano, cambiamo noi, cambia il mondo, cambia la moda, cambia la musica e a cambiare è pure il calcio. Non esiste più il calcio fatto di leggende e bandiere, le ultime stanno diventando troppo vecchie e man man abbandonano il calcio, lasciando dietro di se una gioventù che al posto di inseguire il pallone, insegue contratti milionari per riempire il proprio conto in banca. Diciamoci la verità, chi non lo farebbe ai giorni nostri? Siate sinceri, se per lo stesso lavoro che fate adesso, vi arrivasse un’offerta per lo stesso lavoro svolto ma pagato il doppio, non accettereste? Questo è quello che purtroppo accade nel mondo del pallone oggi.

E’ un giochino semplice insomma, che hanno imparato purtroppo tutti i più ricchi presidenti del mondo del calcio. Forse, in verità, tutto cominciò nella nostra amata Serie A, quando un imprenditore divenne proprietario e presidente dell’ A.c. Milan. Parliamo di Silvio Berlusconi, indiscusso leader del calciomercato dai tempi in cui mise piede in Serie A. Milioni e milioni di soldi spesi per grandissimi campioni, cifre mai viste e ingaggi da paura che costrinse ad adeguarsi l’intero mondo del calcio.

E adesso? E adesso è semplice, il giochino del “chi ha più soldi vince” ha raggiunto livelli inimmaginabili, soprattutto quando i Silvio Berlusconi non sono diventati dei ricchi sceicchi arabi, che per puro divertimento spendono e spandono per saziare il proprio ego e far sognare i tifosi. Incredibilmente, la Serie A che cominciò proprio con Silvio Berlusconi questo giochino, è l’unico campionato (forse) ad essere ancorato ancora a sani principi, ma solamente perché è diventato “povero” rispetto agli squadroni della Bundesliga, della Premier e della Liga.

La Premier è stata la prima realtà a farsi investire dai petroldollari, prima Roman Abramovic al Chelsea, e poi gli sceicchi del Manchester City che hanno cambiato totalmente il modo di fare mercato in tutta Europa. Adesso anche in Francia si sono messi a giocare, in un campionato che non ha mai avuto grandissimo spessore, prima a Parigi nel PSG, poi nel principato di Monaco, hanno cominciato a divertirsi, investendo cifre inimmaginabili per qualunque giocatore abbia attraversato anche per un secondo la loro testa.

E in Italia? Adesso nella nostra povera penisola si parla di “progetti”, di “modelli da seguire” e da padroni del calcio siamo scesi così in basso quasi da essere considerati alla pari dei cugini francesi, che, bisogna dirlo, al pallone, così come in altri campi, sono stati sempre una spanna inferiori. Noi siamo senza sceicchi ancora, nessuno vuole giocare in Italia, forse è un bene però, perché il nostro campionato è ancora l’unico dei tre più grandi campionati di sempre (Liga e Premier League) a conservare un po’ quegli ideali, che sono la vera e propria essenza del calcio!

fonte: focuscalcio.it

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