Esperto di Calcio

23 settembre 2013

Il Napoli di Rafè come quello di Maradona?

Il Napoli, come a fine anni '80, sembra essere tornato in vetta al calcio italiano. Allora il trascinatore era l'argentino Maradona; oggi il connazionale Higuain.
Ricordiamo con un interessante pezzo di Valentino Iorio, per Fantagazzetta, la genesi di quel tricolore.

Oggi parliamo di uno dei campionati più discussi della storia del calcio italiano, un campionato pienamente meritato per qualcuno e ancora in discussione per altri. Corre l’anno 1990 ed il Napoli di Maradona incanta le platee d’Italia

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Milano, 28 Agosto 1989. L’ottantottesimo campionato di calcio comincia prima rispetto agli altri campionati poiché a fine stagione si disputeranno, proprio in Italia, i mondiali di calcio. Il mercato estivo ha regalato grandi colpi: l’Inter, campione d’Italia uscente, fa arrivare in Italia il biondo attaccante Jürgen Klinsmann; la Juve scova Casiraghi, fino ad allora sconosciuto al grande pubblico; il Milan degli olandesi acquista per cifre astronomiche Stefano Borgonovo e Marco Simone. Proprio in questa stagione fa il suo esordio in serie A un giovanissimo Marcello Lippi che ha il compito di guidare alla salvezza il Cesena, non una squadra a caso visto che i colori sociali del club sono il bianco ed il nero, colori che in futuro saranno tanto cari al tecnico toscano.

Il Napoli, dopo la conquista della coppa Uefa, esonera clamorosamente il tecnico Ottavio Bianchi, il cui rapporto con Maradona era divenuto burrascoso, ed affida la panchina ad Albertino Bigon. Sul fronte calciomercato Moggi, oltre agli acquisti di M. Mauro, Crippa, Fusi e Baroni, riesce a scovare in serie C, nella Torres, un giovane di belle speranze che avrebbe fatto gioire in futuro, i tifosi napoletani e non solo: Gianfranco Zola. Tuttavia, l’operazione di mercato più importante è la riconferma a Napoli di Maradona che, stufo della maglia azzurra, voleva esser ceduto all’Olimpique di Marsiglia. Grazie alla tenacia di Ferlaino e del suo staff, il numero 10 argentino rimane a Napoli, con la promessa di regalare il secondo scudetto alla città. Si racconta che moltissimi tifosi napoletani partirono per l’Argentina per convincere il loro idolo a rimanere a Napoli, per continuare a vincere con quella maglia che tante soddisfazioni aveva regalato a lui ed alla sua gente.

Roma, 3 settembre 1989. Nelle seconda giornata di campionato il Napoli batte l’Udinese 1-0, la Juve vince per 1-4 contro il Verona, mentre l’Inter ed il Milan non vanno oltre, rispettivamente, un pareggio ed una sconfitta. La notizia che fa scalpore e rende triste un intero paese, però, viene data alla “Domenica sportiva”, condotta da Sandro Ciotti: l’indimenticato campione della Juventus e della nazionale Gaetano Scirea ha avuto un incidente con l’auto in Polonia e non è riuscito a salvarsi nello scontro tra la sua Fiat 125 ed un furgone che ha azzardato un sorpasso improbabile. Tutto il paese si stringe attorno alla moglie ed al figlio Riccardo per ricordare “Un cavaliere, un grande avversario”, come lo apostrofa il rivale di tante battaglie, Diego Armando Maradona.

Napoli, 17 settembre 1989. Alla quinta giornata il Napoli affronta la Fiorentina in cui milita un giovanissimo Roberto Baggio. La squadra partenopea fino ad allora ha fatto a meno di Diego Armando Maradona ed ha vinto le prime quattro gare senza problemi. Il Pibe de oro, tornato solo da pochi giorni in Italia, siede inizialmente in panchina ed ha l’occasione di ammirare le magie del fantasista della squadra avversaria, Roberto Baggio. La Fiorentina chiude in vantaggio il primo tempo per 0-2; il pubblico partenopeo comincia a rumoreggiare, invitando Bigon ad inserire in campo Dieguito. Quando il campione argentino si toglie la tuta ed inizia il suo “tambureggiante” riscaldamento lo stadio festeggia come se il Napoli avesse segnato un goal. Il Napoli beneficia immediatamente dell’ingresso in campo di Diego ed ha subito l’occasione di dimezzare lo svantaggio con un calcio di rigore concesso al 47’. I tifosi di casa sono pronti ad esultare, ma il portiere viola Landucci si toglie il lusso di parare il rigore calciato da Maradona. La gioia dei partenopei è, però, solo posticipata di qualche minuto, con il Napoli capace di riacciuffare il pareggio e di completare l’entusiasmante rimonta con un gol di Careca al 90’ che fissa il punteggio sul 3-2 definitivo. Questa partita rafforza ulteriormente le convinzioni del Napoli, ma dimostra di come non si possa prescindere dal trio sudamericano composto da Alemao, Careca e Maradona.

Milano, 11 febbraio 1990. Dopo un girone d’andata strepitoso, in cui il Napoli ha perso solo all’ultima giornata contro la Lazio (3-0), la squadra partenopea conosce un lungo momento di crisi che toccherà il suo culmine nella sfida del Meazza dell’11 febbraio contro il Milan, distanziato di sole 2 lunghezze. A differenza del Napoli, la squadra rossonera era partita in sordina, ma grazie ai goal del capocannoniere Van Basten, alle prodezze di Gullit ed anche in virtù delle sette vittorie consecutive tra la 17.a e la 23.a giornata di campionato, era riuscita a ridurre il gap iniziale. Anche l’Inter si era rifatta sotto anche se non era riuscita a mantenere il ritmo indiavolato del Milan. La partita del Meazza tra il Milan degli olandesi ed il Napoli di Maradona decreta la crisi del Napoli e la riscossa della squadra di Milano. Il Milan di Sacchi ebbe pochi problemi a strapazzare il Napoli, grazie ad un netto 3-0 con i goal di Massaro, Maldini e del solito Marco Van Basten. L’aggancio in vetta del Milan era avvenuto ed a Napoli cominciano gli scongiuri, memori dello scudetto perso, proprio al San Paolo, nel 1988 dopo la ricorsa del Milan, che tanto ricordava quella di quest’annata.

Milano 25 febbraio 1990. Ancora Milano, ancora il Meazza, ma stavolta i colori sociali sono diversi. Ciò che non cambia è il risultato perché l’Inter di Klismann stordisce il Napoli di Bigon con un 3-1 senza storia. Se il Napoli fatica ad ingranare nuovamente, il Milan conquista la decima vittoria consecutiva e sorpassa in classifica il Napoli: Milan 40, Napoli 38. A questo punto i supporters partenopei si stringono attorno alla squadra, la incitano a non mollare per raggiungere questo scudetto alla portata della compagine azzurra. I tifosi napoletani, proverbiali per la loro scaramanzia, invocano San Gennaro e regalano “curnicielli” (tipici portafortuni, aventi la funzionalità di allontanare le negatività) di ogni misura a tutti i loro conoscenti. Napoli ed i napoletani non avrebbero potuto sopportare un altro scudetto scippato dalla compagine rossonera.

Bergamo, 8 aprile 1990. La sfida tra Milan e Napoli diventa sempre più avvincente. Dopo undici vittorie consecutive il Milan incappa nella sconfitta in quel di Torino contro la Juventus e dopo poche giornate anche l’Inter riesce nell’impresa di battere lo squadrone guidato da Sacchi per 3-1 in un derby senza storia. Il Napoli intanto, riesce a recuperare un punto prezioso, grazie al pareggio contro il Lecce e dopo aver perso contro la Samp, porta a casa altri due punti grazie alla vittoria sulla Juventus per 3-1. Il protagonista di quella partita è come al solito il sinistro vellutato di Maradona che già al 13’ timbra il cartellino grazie ad un tocco felpato alla destra di Tacconi, ripetendosi poi grazie ad una punizione infilata nell’angolino, sempre alla destra dell’incolpevole Tacconi. L’8 aprile il Napoli è di scena a Bergamo contro l’Atalanta, il Milan è impegnato sul campo del Bologna. Le squadre pareggiavano entrambe per 0-0, ma a Bergamo va in scena una pagina del nostro calcio ancora molto discussa. Nel corso della partita a Bergamo il centrocampista del Napoli, Alemão, viene colpito in testa da una moneta da 100 lire. Il massaggiatore Carmando cura il dolorante brasiliano e fa segno alla panchina che il giocatore non può rientrare in campo. La partita al 90’ termina 0-0, ma il giudice sportivo assegnava clamorosamente la vittoria a tavolino per i napoletani per 0-2 e grazie a questi due punti la squadra partenopea raggiunge, a tre giornate dal termine, il Milan in testa alla classifica, a quota 45 punti.

Verona, 22 aprile 1990. Il Napoli gioca a Bologna, mentre il Milan ritorna nella “fatal Verona”. Grazie ai goal dei sudamericani il Napoli si sbarazza facilmente del Bologna per 4-2 mentre il Milan, anche grazie ad un arbitraggio non molto felice di Lo Bello, che espelle tre giocatori oltre che il tecnico Sacchi, soccombe con il punteggio di 2-1. A Bologna i tifosi del Napoli sono in delirio, dopo aver raggiunto nuovamente la testa, stavolta da soli. Al Milan resta indigesta ancora una volta Verona ed il Verona; la sconfitta alla fine della stagione gli costerà questo scudetto.

Napoli, 29 aprile 1990. Da una settimana Napoli non è più “mille culur’ ” ma la città è tinta di un solo colore, l’azzurro. I biglietti per la partita vanno a ruba in pochi minuti, facendo la fortuna dei bagarini. La domenica la città si ferma, tutti seguono la partita: i fortunati che hanno trovato il biglietto sono allo stadio, tutti gli altri sono attaccati alla radiolina, ovunque, dal Vomero a Posillipo, dai quartieri spagnoli a Piazza del Plebiscito si sente una sola musica: la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Lo stadio è tinto d’azzurro, tutti sono in fermento, al Napoli basta un pareggio per l’assegnazione dello scudetto. L’attesa dura poco, alle ore 15.07 Baroni fa esultare una città intera, il suo colpo di testa finisce alle spalle del portiere della Lazio. Napoli ed i napoletani sono in delirio, il Napoli vince il suo secondo scudetto. Tutti si riversano in strada con le bandiere azzurre per festeggiare il secondo, ed ultimo, scudetto del Napoli. In città i piccoli scugnizzi dei quartieri sono accanto agli uomini d’affari che festeggiano anche loro per strada. In una città piena di problematiche e contraddizioni, una sola cosa riesce ad unire ed a far gioire il popolo napoletano: il calcio. I festeggiamenti durarono oltre una settimana e la gioia per lo scudetto conquistato in quel modo cancella il ricordo per lo scippo subito qualche anno prima proprio da parte del Milan.

Se ora andassimo nei vicoli più oscuri dei quartieri o nelle ville più lussuose di Posillipo e domandassimo qual era la formazione del Napoli del secondo scudetto tutti risponderebbe con una filastrocca indimenticabile che recita così: ”Giuliani, Ferrara, Francini (pausa); Crippa, Alemao, Baroni (pausa), Corradini, (pausa) De Napoli (pausa), Careca, Maradona e Carnevale”.

Si chiude così un ciclo durato cinque anni che ha portato a Napoli due scudetti, una coppa Uefa, due secondi posti ed una coppa Italia. Di lì a poco Maradona viene trovato positivo e lascia Napoli, come un re, il cui trono non potrà essere più occupato da nessun altro. Da lì a poco seguiranno le orme di Diego, i vari Careca, Alemao, Crippa, Carnevale, Ferrara e Zola che lasciano Napoli ed il Napoli per appianare gli esosi debiti.

La stagione 89/90 resterà indimenticabile per il calcio italiano perché il 1990 fu l’anno della tripletta in Europa. Il Milan vinse la Coppa Campioni battendo il Benfica in finale per 1-0 grazie ad un goal di Rijkaard, la Juventus trionfava in coppa Uefa nel derby contro la Fiorentina di Graziani, mentre la Sampdoria di Vialli e Mancini porta a Genova, dopo aver battuto ai tempi supplementari l’Anderlecht, la Coppa delle Coppe: prima di allora nessuna nazione era riuscita in questa impresa eccezionale. Tutto ciò all’indomani dei mondiali di calcio che si doveva disputare nella terra dei cachi; mondiale che purtroppo si concluse con una amara sconfitta in semifinale contro l’Argentina, in un San Paolo che incredibilmente sostenne per tutto il match l’Argentina di Maradona.

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