Esperto di Calcio

13 ottobre 2013

Storie di calcio: Andreas Andersson, lo svedese dagli occhi di ghiaccio

Estate 1997, inizia quella che deve essere la stagione del rilancio per il Milan, reduce da un impensabile undicesimo posto. Sulla panchina del Diavolo viene richiamato un allenatore che ha fatto la storia dei rossoneri, Fabio Capello, fresco della Liga vinta con il Real Madrid. Il tecnico di Pieris è chiaro, vuole rinnovare il parco attaccanti econferma il solo George Weah. Berlusconi e Galliani si fidano di "don Fabio" e lo accontentano con gli acquisti di Patrick Kluivert e lo svedese Andreas Andersson.
Andersson, svedese di 23 anni, è omonimo di Kenneth Andersson, centravanti del Bologna che ha guidato la Svezia al terzo posto di Usa '94.Andreas, invece, è in rampa di lancio e dopo aver mosso i primi passi con la maglia del Degerfors, è reduce da una grande stagione con la maglia dell'Ifk Goteborg, con cui realizza 19 goal laureandosi capocannoniere. Il Milan brucia la concorrenza dei tanti club europei che lo hanno sul taccuino, versando nelle casse del club svedese 3 miliardi delle vecchie lire.
Per Andersson, che nel frattempo fa anche l’esordio con la maglia della nazionale, è una grande rivincita. Pochi mesi prima, infatti, aveva sostenuto un provino in Premier League, con il Liverpool. Dopo una settimana i Reds lo scartarono, a detta di Andersson per colpa di un infortunio patito in quei giorni e di un epocale nubifragio durante la partita d'allenamento, che gli impedì di mostrare il suo valore. Sbarcato in Italia, il biondo svedese non le manda a dire: “voglio fare vedere a tutti che sono io il vero Andersson, e non Kenneth“. Capello, che in quella stagione prenderà delle cantonate mica da ridere, lo carica di responsabilità, tranquillizzando i tifosi del Diavolo: “il vero regalo ai nostri tifosi è lui“.

Bastano poche settimane al centravani svedese per rivelarsi quello che realmente è: un giocatore scarso, inadatto al grande calcio. In campionato gioca a spizzichi e bocconi, trovando il suo unico goal con i rossoneri alla quinta giornata, sfruttando un regalo di Angelo Pagotto (non a caso finito malissimo a causa di molteplici squalifiche per droga), nella partita contro l'Empoli. Da quel momento in poi il nulla o quasi. Andersson parte titolare solo in Coppa Italia, mentre in Serie A mette assieme la miseria di 13 presenze, evidenziando tutti i suoi limiti, come giocatore ancor più che come attaccante.
A fine stagione viene inevitabilmente messo sul mercato, ed a sorpresa il biondo bidoncino nordico ha ancora estimatori. A dispetto della disastrosa stagione con il Milan, gli estimatori non mancano e bussano alla porta di corso Turati. A spuntarla è il Newcastle, che su di lui investe 9 miliardi delle vecchie lire, facendo realizzare una inaspettata plusvalenza di 6 miliardi di lire, un vero e proprio affare.
Arrivato al Newcastle di Ginola, Andersson spara a zero sul Milan e su Capello, bollato come un allenatore testardo e poco capace. In Inghilterra gioca con regolarità, ma a dispetto della sua spavalderia continua sulla strada del fallimento. Nella sua unica stagione con i Magpies gioca 27 partite e segna l amiseria di 4 goal, che convincono il club "geordie" a rispedirlo con un biglietto di sola andata in Svezia.

In patria lo accoglie l’Aik Solna, con cui milita sei stagioni, rilanciandosi nella mediocrità del campionato nordico. Nel 2005, dopo 82 partite e 25 goal, decide di fare un favore al calcio ed appende le scarpe al chiodo. Nel 2010, colpo di scena: improvvisamente Andreas torna all’attività di calciatore, vestendo in 7 occasioni la maglia dell’ Fc Andrea Doria, piccolo club delle serie minori svedesi, siglando 2 goal. Dopo pochi mesi, però, dice nuovamente basta con il calcio.
Oggi, più grasso e biondo che mai, Andersson fa l’opinionista presso la più nota tv svedese e, commentando fra le altre le partite di hockey sul ghiaccio, uno sport decisamente più nelle sue corde.

0 comments:

Posta un commento

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More