Esperto di Calcio

31 ottobre 2013

Storie di calcio: Ryan Giggs

Ryan Giggs, o più semplicemente "la leggenda". Non credo esista al mondo calciatore più forte e longevo del gallese nel suo ruolo. Tecnico, con una classe spropositata ed un carisma senza pari. Il numero 11 dello United, per me, sarà sempre e solo lui.
L'affilata penna di Elio Goka descrive bene chi è stato Ryan Giggs, e penso valga la pena leggere alcuni passi del suo pezzo, con cui conconrdo in pieno. Specie quando afferma che "France Football ha spesso seri problemi d’intendimento del calcio". 

Doveva andare così. Le inquietudini del giovane Giggs e quelle del veterano navigato trequartista del Manchester delle meraviglie. La corte di sir Ferguson lo sapeva già quando nel 1990 "king" Alex prese con sè il diciassettenne Ryan, giovane promessa del calcio gallese, tipo dritto e spigoloso, che col padre aveva già fatto scintille quando, più o meno in quello stesso periodo, cambiò cognome e nazionalità, passando dal paterno Wilson al Giggs materno, e cucendosi in petto lo stemma gallese al posto di quello inglese. Uno sgarro a sua maestà la regina? No, uno sgarro a chi non andava d’accordo con lui.

Ma la "faida familiare" di hot style, dal sapore "appena appena segreto", il midfielder neo gallese ce l’aveva nel sangue. Come tutti gli irrequieti del Regno Unito, non ha perso tempo per trasferire le sue inquietudini personali sul pettegolezzo da soap americana, facendo parlare di lui non soltanto come calciatore unico nel suo genere, capace di vincere, in oltre 23 anni di United, 13 campionati, 4 coppe d’Inghilterra, 4 coppe di Lega inglese, 10 Charity Shield, una Coppa delle Coppe, due Champions league, una Supercoppa Uefa, una Coppa intercontinentale e un Mondiale per club. Il pallone d’oro non glielo hanno dato, ma soltanto perché la France Football ha spesso seri problemi d’intendimento del calcio.




Ma tornando al Giggs dal “doppio passaporto”, agenti segreti del gossip pare abbiano rivelato di lui come eroe vivente delle novelas d’oltremanica, perché sembra che la bella e avvenente Natasha, moglie del fratello di Ryan, Rodry, abbia avuto una relazione col fantasista inglese, pardon, gallese, e che pure la mamma di Natasha, Lorraine Lever, abbia ricevuto avance dal fascinoso calciatore.

Tutta colpa dei social network, le rivelazioni, armi a doppio taglio per le cocenti scappatelle dei personaggi famosi, talvolta beccati sul fatto come i principi ribelli nelle tresche di corte.

Intanto, già qualche anno prima dello scandalo, Ryan aveva annunciato il ritiro dal calcio giocato, attraverso una autobiografia pubblicata nel 2005, ipotizzando di non essere più in grado di sostenere i ritmi del soccer muscolare. Nel marzo 2013, in occasione di Manchester United-Real Madrid, valevole per gli ottavi di Champions league, Ryan Giggs raggiungeva quota mille presenze nello United. Qualcosa gli aveva fatto cambiare idea, in quell’anno che ormai appartiene ai ricordi, come quello in cui era stato espulso per l’unica volta nella sua carriera di professionista onorato e indiscusso, capace di allinearsi sul podio di Bobby Charlton e George Best. Un tipo da poesia, da romanzo dell’Ottocento, da protagonista del poema epico pallonaro, con l’aria seriosa, la rosa in bocca e l’istinto da latin lover. Forse pure troppo.

Una cosa di lui si può dire, sfidando chiunque. Ci sono tanti presunti grandi calciatori in giro, ma come lui nessuno. Questo è ancora più sicuro, e perdonate la certezza. Con uno come lui, possiamo rischiarla.

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