Esperto di Calcio

6 ottobre 2013

Storie di calcio: Walter "El Rifle" Pandiani

A rifle is a firearm designed to be fired from the shoulder, with a barrel that has a helical groove or pattern of grooves ("rifling") cut into the barrel walls. The raised areas of the rifling are called "lands," which make contact with the projectile (for small arms usage, called a bullet), imparting spin around an axis corresponding to the orientation of the weapon. When the projectile leaves the barrel, this spin lends gyroscopic stability to the projectile and prevents tumbling, in the same way that a properly thrown American football or rugby ball behaves. This allows the use of aerodynamically-efficient pointed bullets (as opposed to the spherical balls used in muskets) and thus improves range and accuracy. The word "rifle" originally referred to the grooving, and a rifle was called a "rifled gun." Rifles are used in warfare, hunting and shooting sports

Gli appassionati di calcio, leggendo questa piccola introduzione, avranno subito capito di chi sto parlando. Attaccante con un tiro formidabile, Walter Pandiani è stato un centravanti di peso e concretezza. Cresciuto come uomo e come giocatore in Uruguay, si afferma con indosso la maglia del Penarol. 29 reti in 70 presenze nel campionato uruguagio convincono il Deportivo la Coruna ad investire su Pandiani. Arrivato in Galizia nel 2000, Walter Pandiani si è messo in luce al fianco di un altro attaccante molto interessante, Diego Tristan.
Alla corte di Javier Irureta, Pandiani gioca, segna e vince. Mancino con una botta pazzesca da fuori, sale agli onori delle cronache dopo l'impresa del Depor in Champions League. Al Riazor, infatti, è Pandiani a guidare i biancoblu galiziani ad eliminare il Milan, forte di un 4-1 nell'andata a San Siro.




Dopo 5 minuti di gioco, è infatti El Rifle a segnare il goal che da il là alla splendida serata del Riazor, così raccontata da Repubblica all'indomani: "Ancelotti ha presentato una squadra stanca, con poche idee, e ha giocato con una tattica troppo offensiva in una partita in cui occorreva maggior cautela; i giocatori - che forse si erano illusi dopo il 4-0 dell'anno scorso - sono sembrati fermi, senza smalto. Una squadra irriconoscibile, il Milan. Una squadra perfetta il Deportivo che ha bruciato i rossoneri sul ritmo, sul gioco e sul piano tattico. Irureta farà con soddisfazione il pellegrinaggio al stantuario di Santiago di Compostela. Il Milan potrà ringraziare la sua presunzione: evidentemente i campanelli d'allarme suonati recentemente, non sono stati sentiti.

A conferma del non certo esaltante momento (pareggi contro Chievo e Modena) che attraversa la sua "fase difensiva", il Milan ha cominciato malissimo la partita. Il Deportivo l'ha aggredito, subito dopo due incursioni senza esito di Cafu, andando a rete con un traversone da sinistra su cui Maldini non è stato tempestivo facendosi aggirare, consentendo a Pandiani di andare in gol alla sinistra di Dida dopo appena cinque minuti. A questo punto il Depor ci ha creduto e ha continuato a martellare il Milan. Dopo un tiro di Victor deviato sul palo alla sinistra di Dida, il Milan ha cercato di reagire, ma Tomasson è stato maltrattato puntualmente senza che lo svizzero cavasse di tasca un cartellino e Shevchenko non è riuscito a tornare quello di prima dell'incidente. Al 18' Kakà ha avuto una palla gol: solo davanti a Molina, ma decentrato sulla destra ha tentato di superare il portiere che gli ha deviato la palla. 
Ma è stato quasi costante l'assedio del Deportivo: Dida ha salvato su tiro di Victor sulla sinistra e si è fatto male alla mano, sicché un minuto dopo, su traversone da sinistra di Luque, non è uscito sulla palla alta e Valeron (solo) ha toccato nella porta vuota. Il tempo di un tiro di Seedorf parato in due tempi da Molina e il Milan ha beccato il terzo gol: Luque ha approfittato di un errore di Nesta e del "sonno" di Cafu ed è andato via sul centro sinistra, tirando dal basso in alto un missile sulla destra di Dida. 
Il formidabile Deportivo ha avuto in Sergio, Valeron, Luque, Pandiani, nel 36enne Mato Silva, nello stesso Victor altrettanti elementi imprendibili per i fiacchi rossoneri, apparsi in crisi. Persino giocatori di grande classe ed esperienza come i centrali Nesta e Maldini, il portiere Dida, il centrocampo, insomma tutti, sono stati messi sotto di brutto. I rossoneri sono andati all'intervallo con tre gol sul gobbone e la qualificazione svanita: hanno fatto una macumba a centrocampo, una specie di promessa solenne (non mantenuta) per tornare quelli di prima. Ma in realtà bisogna chiedersi se Ancelotti ha pensato che contro un avversario portato ad attaccare, capace di fare gran pressing, dotato di gran velocità, non sarebbe stato il caso di premunirsi a centrocampo. Sarebbe stato un peccato mortale giocare con una punta sola e un centrocampista in più? Evidentemente sì. Comunque nella ripresa Ancelotti ha messo fuori prima il grigissimo Pirlo (Serginho) e Tomasson (Inzaghi) che si era dato da fare più di Shevchenko. Victor ha avuto una palla gol (alta) mentre Dida è uscito su Valeron, mentre Molina ha dovuto salvare su Cafu. Ma in sostanza i ritmi sono calati e il Milan è riuscito a crear poco anche perché Irureta ha inserito Fran per Luque. Ed è stato proprio Fran al 30' a segnare il quarto gol: cross da destra, lo spagnolo ha anticipato Gattuso, ha esploso il sinistro e una deviazione di Cafu ha messo fuori causa Dida. 
L'ingresso di Rui Costa ha inciso sul finale, ma senza fortuna: un miracolo di Molina su un missile del portoghese e un fiacco tiro di Inzaghi hanno negato persino i supplementari ai rossoneri. E' stata una delle giornate più nere per la storia del Milan e ovviamente un trionfo per il Deportivo La Coruna".



Straordinario nelle conclusioni e nei colpi di testa, Walter Pandiani era il classico centravanti uruguagio. Tignoso, di carattere e con un gran senso della posizione, El Rifle ha fatto sognare i tifosi del Deportivo, del Mallorca e dell'Osasuna. Oggi, a 37 anni, lo si vede ancora correre per i campi da calcio, con indosso la maglia del Baleares.

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