Esperto di Calcio

8 novembre 2013

Storie di calcio: Boca v River, una guerra più che una partita

Probabilmente il derby più percoloso al mondo è quello di Mostar (Bosnia Herzegovina) tra Zrinjski e Velež, il più intenso quello di Teheran (Iran) in cui si affrontano Esteqlal e Persepoli, al quale le donne non potrebbero avere accesso ma pur di vedere la partita si travestono da uomini, ma nulla è come il Superclasico”.

Federico Buffa, storico volto del giornalismo italiano, inquadra alla perfezione quella che viene unanimemente considerata come la partita più intensa ed emozionante del mondo. Non esistono rivalità così cariche di storia e significato; tifoserie che superano il limite del fanatismo e fanno dei colori della propria una squadra una seconda pelle.
Le origini della rivalità sono da ricercare all'inizio del XX secolo, in cui le due squadre compartivano el barrio de la Ribera, noto ai più come il quartiere de La Boca. I due club non rappresentano quindi due zone o due ideologie, ma nascono nella stessa culla ed il primo incontro è datato 1908. Dei primi anni, in realtà, si conosce ben poco. Il calcio uno strano gioco importato dagli inglesi attraverso il porto di Buenos Aires, non è ancora la dolce malattia che “contaminerà” l’Argentina. Per il primo match ufficiale bisogna aspettare quindi il 1913, con lo stesso risultato ma a parti inverse. La naciòn, unica testata giornalistica che seguì l'evento, raccontò che la partita era prevista per le 14.30, ma iniziò solo alle 15.10 per la mancanza dell'arbitro ed il tutto degenerò a metà della ripresa, in cui scoppiò una rissa che coinvolse anche le due tifoserie in tribuna. Oggi sono quindi cento anni esatti che l’Argentina e Buenos Aires vengono paralizzate due volte l’anno da un evento carico di tensione e significati.
I tifosi, del Boca Juniors, gli Xeneizes, sono conosciuti così perchè nel 1905 il club fu fondato da cinque immigrati genovesi, che attribuirono alla squadra il termine originario “Zeneises”, ovvero “genovesi” nel dialetto del capoluogo ligure. Quelli del River però li chiamano bosteros, in derivazione da bosta, nient’altro che “gli escrementi”. Questo perchè ne La Boca, all'inizio degli anni '30, una delle pratiche più comuni era pulire la strada dopo il passaggio dei cavalli. Lo stadio è La Bombonera, ispirato al Franchi di Firenze e così chiamato per la somiglianza ad una scatola di cioccolatini, bombones appunto.
I sostenitori del River Plate sono invece i Millonarios, soprannome che deriva dalle costosissime campagne acquisti sostenute del club a cavallo fra anni '30 e '40. I boquensi sono soliti chiamare i cugini con l'appellativo di gallinas, a causa della sconfitta nella finale di Copa Libertadores del '66 con il Peñarol per 4 a 2, dopo essere stati in vantaggio di due reti. Il soprannome gioca anche sui colori sociali del River, il bianco e il rosso, proprio come il più noto dei pennuti. Lo stadio del River, El Monumental, ( o El Gallinero per i tifosi del Boca), risale al 1938. Finanziatore del progetto un immigrato genovese, Vespucio Liberti, storico presidente a cui è dovuto il soprannome di Millionarios per aver acquistato calciatori dal mercato uruguagio, brasiliano e spagnolo. El Monumental sorge al di fuori de La Boca, ed è collocato nei ricchi quartieri di Nuñez e Belgrano, una scelta che ha definitivamente segnato le sorti del Superclasico.

River e Boca rappresentano dunque l’essenza del calcio argentino, e la sera dell’11 Aprile si annuncia l’ennesimo derby di fuoco in quel della Bombonera. Le due squadre arrivano all’appuntamento con uno stato d’animo piuttosto simile. River e Boca hanno lottato alacremente per il primo posto nel Torneo d’Apertura, vinto dai Millonarios per un solo punto nonostante l’1-2 inflitto dagli Xeneises al Monumental, con la rete decisiva di Martin Palermo. Ora però, si trovano costrette ad inseguire compagini meno blasonate come Vèlez Sàrsfield, Lanus o Gimansia La Plata. Il Superclasico diventa quindi l’unico vero appuntamento del Torneo di Clausura, il momento della verità per le due tifoserie.
Il Boca ha il vantaggio di giocare in casa, e si presenta con una formazione di tutto rispetto. Agli ordini di Hector Veira ci sono giocatori esperti e fuoriclasse in rampa di lancio. Abbondancieri e Nèstor Fabbri presidiano e guidano un reparto difensivo di rara durezza. La stella peruviana Nolberto Solano è il cervello della squadra, il centrocampista in grado di azionare il più temibile dei tridenti offensivi. Al centro dell’attacco giostra il giovane Martìn Palermo, approdato a inizio anno dall’Estudiantes de La Plata. Accanto a lui Claudio Caniggia, il più intimo amico di Diego Maradona ed attaccante navigato. A comporre il trio uno dei giocatori più talentuosi d’Argentina, il talento inespresso di Guillermo Barros Schelotto, un esterno con numeri funambolici che non riuscirà mai ad esplodere completamente.
Il River, campione in carica, arriva alla Bombonera con uno squadrone. Ramòn Dìaz può infatti contare su giocatori esperti e su alcuni campioni già pronti per il grande salto nel calcio europeo. La difesa è guidata da Bonano, Celso Ayala e Pablo Sòrin. A centrocampo la stella è Santiago Solari, con il giovane Pablo Aimar che si guadagna progressivamente sempre più spazio. In avanti viene schierato l’idolo del Monumental, l’unico cileno ad esser riuscito a fare innamorare la tifoseria dei Millonarios. Parlo ovviamente di Marcelo Salas, El Matador. Il suo nome a noi italiani è chiaramente molto familiare, perchè abbiamo avuto la fortuna di vedere giocare nel nostro campionato il mancino di Temuco, un vero “toro” dell’area di rigore.
Sugli spalti la tensione è palpabile. La coreografia è come sempre unica, leggendaria. I cinquanta mila della Bombonera accolgono le squadre in un frastuono incredibile, Solo calciatori di straordinaria personalità possono rimanere impassibili dinnanzi a un’accoglienza del genere.


Il Boca parte forte, spinto dall’entusiasmo del suo pubblico. Caniggia e Palermo pungono la difesa del River, che Celso Ayala guida con interventi di valore. Al minuto 36’ l’equilibrio si rompe. Santiago Solari riceve palla sulla trequarti e punta deciso l’area di rigore. S’infila fra Castillo e Fabrri, attenti a non commettere fallo. Di fronte ad Abbondancieri lo fredda con un sinistro raso terra, che s’insacca sul secondo palo. Il Boca subisce il contraccolpo psicologico e non riesce ad imbastire una reazione degna di questo nome, chiudendo la prima frazione di gioco sotto di una rete.
A inizio ripresa la musica non sembra cambiare. Il River attacca e Solari è incontenibile. Dopo sette minuti viene steso in area, calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Marcelo Salas, che calcia alto. Inizia così il rapporto di amore-odio fra El Matador ed il dischetto, fatto di sassate imprendibili e di clamorosi errori, specie nei derby più caldi.
L’errore del cileno rinvigorisce gli Xeneises, che ricominciano a giocare. E’ Claudio Caniggia a suonare la carica, e dopo soli quattro minuti dal calcio di rigore pareggia. Il nazionale argentino si avventa come un falco su di un pallone vagante dentro l’area di rigore. Controllando salta Bonano, uscito dai pali nel disperato tentativo di avvinghiare il pallone. A porta vuota evita l’estremo tentativo di Ayala, che in tackle prova a stoppare la corsa del pallone. 1-1.
Il pubblico della Bombonera è in delirio. Urla e cori trascinano il Boca, che ormai sembra giocare in dodici. Al 69’ minuto Solano calcia da fuori area. Il pallone pare innocuo, ma Bonano manca la presa e respinge goffamente. Il pallone rimbalza sul suo petto e torna verso il campo, dove il più lesto è Martìn Palermo. Il centravanti sugella il vantaggio dei gialloblu con una botta sotto la traversa, venendo letteralmente sommerso dai compagni in festa.

Il River non c’è più, non riesce a reagire ed il Boca attacca a pieno regime. Passano solo tre minuti e da un angolo spunta la testa di Rodolfo Arruabarrena, che sigla il doppio vantaggio con una perfetta inzuccata. L’esultanza sotto la curva è straordinaria. Il numero 18 scuote fortissimo le braccia e riempie il petto di gioia con le urla della sua gente.
Ramon Dìaz è tecnico troppo esperto per lasciarsi sfuggire un Superclasico in questo modo. Fa un cenno alla panchina e manda in campo un giovane Pablo Aimar, appena diciottenne. Il fantasista ha incantato con le giovanili ed ha già il soprannome di El Payaso, per via dei numeri circensi che riesce a fare con il pallone. La mossa è anche azzeccata, perchè Aimar incanta e spacca la difesa avversaria. Proprio allo scadere imbecca Salas con un geniale filtrante. L’ariete cileno raccoglie e scaglia una bordata di sinistro, che s’insacca alle spalle del portiere. Ma è troppo tardi, ad esultare sono gli Xeneises di Palermo, definitivamente consacrato a nuovo idolo dei tifosi del Boca. Dopo Diego Maradona e Claudio Caniggia, un altro grande centravanti nel destino dei genovesi. Da par suo, Palermo ripagherà questo incondizionato amore diventando negli anni il miglior marcatore della storia del Boca.

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