Esperto di Calcio

10 novembre 2013

Storie di calcio: Hidetoshi Nakata, goal prêt-à-porter

Come dimenticarsi di Hidetoshi Nakata, per distacco il nipponico più forte che la nostra Serie A abbia mai visto. Impossibile, di certo, per i bianconeri come me. Il suo goal decise di fatto uno Scudetto, portandolo nella capitale e fra le braccia di Francesco Totti.
Per ricordare le imprese di Hide, ci aiuta il sempre bravissimo Alan Bisio. Il suo memento, per fantagazzetta.com, è uno di quei pezzi che merita risalto. E io voglio darglielo.

'H', ovvero il libro su Hidetoshi che i fan nipponici conservano come una reliquia nelle Louis Vuitton dai terminal di Tokyo al nostro paese, contiene anche un quiz sul sesso. La vignetta, inequivocabile, mostra una donna distesa sul letto, stremata, ed un uomo che si alza dal medesimo letto, anch'egli provato: 'quando lui è tornato a casa l'ha trovata morta, adesso è triste', la fantasiosa interpretazione del calciatore. Forse nemmeno quest'aneddoto servirà a spiegare il curioso caso di Nakata-san da Yamanashi, ex giocatore di baseball, genio informatico, pagato 32 miliardi (più Alenitchev e mezzo Blasi) dalla Roma di Sensi e tre volte candidato al Pallone d'Oro (primo asiatico nella storia); perché ha scelto di giocare a calcio? Quand'era bambino Captain Tsubasa (Holly & Benji in Italia) spopolava...

SHOGUN - Hide nasce a due ore di auto da Tokyo il 22 gennaio 1977, il suo migliore amico è il computer visto che padre, madre e fratello maggiore lavorano nel settore informatico; scopre il calcio a nove anni e vi si dedica con tutta la dedizione tipica del Sol Levante, ma a scuola gli aspiranti pallonari sono troppi per un solo campo da gioco e così, Hide ricorda d'aver spesso giocato prima dell'alba pur di trovare il modo di calciare in porta. Dopo la trafila nella rappresentative scolastiche preferisce il calcio all'università e viene notato ed acquistato non ancora maggiorenne dal Bellmare Hiratsuka (ora Shonan Bellmare): dopo 4 anni in J. League fatti di 16 gol in 85 apparizioni, nel 1998, sulla scia dei Mondiali di Francia, passa dai 200 vulcani attivi del suo paese d'origine al vulcanico presidente del neopromosso Perugia, Luciano Gaucci, per 5 miliardi del vecchio conio. Uomo immagine Nike, Hidetoshi appare nello spot della gabbia (dove insieme a Totti ed Henry sconfigge il terzetto Roberto Carlos, Figo e Ronaldo) ed in quello Mission, in cui aiuta Davids e soci ad abbattere samurai cibernetici a pallonate.

TOUR OPERATOR - A Perugia trova come allenatore Ilario Castagner e come compagno di spogliatoio Renato Olive, il primo gli spiega la tattica, quest'ultimo le parolacce; seguito come un'ombra da Nobujuki Nobu Tamura (reso celebre anche dalla Gialappa's), che gli fa da interprete prima di essere promosso (non chiededeci come e perché) vice-massaggiatore, scoppia la Nakata-mania: Repubblica racconta che le agenzie offrono ai seguaci del centrocampista diversi pacchetti: il più gettonato conta una settimana fatta di due giorni a Roma e Firenze, poi Napoli, una passeggiata per Pompei e la domenica (ovviamente) tutti al Renato Curi di Perugia macchina fotografica alla mano. I giapponesi sono ovunque e nel periodo natalizio nasce persino il 'Nakata Tour': arrivo il giovedì a Roma in direzione Perugia, visita alla Galex (sponsor tecnico del Grifo) per scorpacciata di magliette rosse e blu con numero '7' a colpi di 130'000 lire ciascuna ('ma il cambio è vantaggioso per noi' - giurano i nipponici), allenamento, partita e lunedì tutti sull'aereo per tornare a Tokyo. Non solo, in Italia, a differenza del flop Kazu Miura (ex Genoa), Nakata stupisce tutti in positivo, facendo esultare i fantacalcisti avvezzi più ai manga che alle fanta-squadre e quelli che hanno creduto sin da subito nella coppia poco solida Nakata-Pecchia: tre gol nelle prime tre uscite stagionali tra cui una deliziosa doppietta alla Juventus di Conte, Peruzzi e Zidane. Flashback: nel 1996 Hide fa uno stage proprio alla Juventus, ma intirizzito dal freddo di Torino e dall'impatto col calcio europeo, torna mestamente in Giappone rinfoderando l'acerba katana.

MISTER 100 MILIARDI - Tanto vale la macchina da soldi Nakata. Al termine della sua prima stagione in Serie A chiuderà a quota 10 reti (spettacolare quella in rovesciata al Piacenza), attirando le attenzioni di Milan e Monaco, resta ancora mezza stagione in Umbria e nel gennaio 2001 Sensi brucia tutti portandolo al Colosseo pagandolo a peso d'oro, merito (anche) di Fabio Capello. Leggenda narra che Don Fabio, a lume di candela in un ristorante di Chianciano, spezzato un grissino in 11 pezzi e con in mano la briciola raffigurante il giapponese, abbia detto: 'tu giocherai qui, nel ruolo di Falcao'. Forse l'attuale commissario tecnico della Russia, rapito dal fascino del Samurai, s'era scordato che nel ruolo di Falcao c'era già un certo Francesco Totti, lo stesso Pupone che la sera del 6 maggio 2001 venne sostituito proprio dal giapponese al 14' del secondo tempo, con la Roma sotto 2-0 a Torino ed uno Scudetto da vincere. Al Delle Alpi Nakata entra indelebilmente nel cuore dei tifosi giallorossi (che gli cantano 'Nakapito Nakaponzio noi c'avemo Nakata') grazie alle due conclusioni di destro da distanza siderale: la prima finisce all'incrocio dei pali all'ottantesimo, la seconda si rivela pesante come un film di Kurosawa per le manone di Edwin Van der Sar, il gigante olandese non trattiene facilitando il tap-in vincente di Vincenzo Montella che regala virtualmente il terzo tricolore della storia al club capitolino.

BACKPACKER - Nonostante la magica serata di Torino resterà per er giapponese l'unica luce della sua breve carriera in giallorosso, Hide viene ceduto al Parma di Tanzi per 28 milioni di euro, in Emilia vince una Coppa Italia, ma la sua parabola è già discendente. Dopo tre stagioni in gialloblu va a Bologna, poi Fiorentina ed infine Bolton, la sua ultima squadra. Dopo il terzo mondiale (primo da capitano quello in terra tedesca) con la casacca dei Samurai Blue (con la quale confeziona 11 gol in 77 presenze e si toglie lo sfizio di segnare alla Tunisia nella sua Osaka al Mondiale 2002), Nakata annuncia il 3 luglio 2006 il suo ritiro e due anni dopo si prende dodici mesi sabbatici, rinuncia ai servizi fotografici su GQ, ai capelli mechati, alla Porsche, alle giacche di Armani, si fa crescere la barba e parte, zaino in spalla, per il secondo viaggio della sua vita dopo quello nel pallone. Una passeggiata tra Cambogia e Vietnam, una notte tra i rifugiati di guerra iracheni, un saluto al sultano dell'Oman, poi Giordania, Africa, Sudamerica, tra una partita a piedi scalzi contro i ragazzini locali e l'altra.

Perché il calcio non è solo stadi gremiti e fotografi, tatuaggi e veline, milioni e sponsor, arigatò Hide, noi facciamo l'inchino, tu continua a stupirci.

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