Esperto di Calcio

12 febbraio 2014

Storie di calcio: Roberto Carlos, il sinistro divino

Roberto Carlos e Sinisa Mihajlovic sono stati, nella mia gioventù, il simbolo della potenza, della precisione. Mancini e con un calcio micidiale, i due difensori hanno esaltato i miei giovani occhi e fatto capire quanto il piede sinistro possa dare, anche senza avere la classe di Maradona o la precisione chirurgica di Messi.
Oggi entrambi allenano,  ed il brasiliano si è raccontato ai microfoni di Extratime, svelando retroscena ed aneddoti su di sè, i suoi compagni e le squadre in cui ha militato.
Impossibile non partire dall'Inter, la sua prima compagine europea ed unica italiana. "Hodgson voleva farmi giocare ala invece che terzino", così il mancino brasiliano ha preso armi e bagagli e si è trasferito a Madrid, sponda Real.
Qui si afferma come immenso interprete del ruolo di terzino e conosce alcuni dei migliori giocatori del mondo. In Italia ama Totti, ma il suo eroe è un altro: "Se parliamo in assoluto, Zidane e Ronaldo. Una volta a Madrid stavo uscendo da un ristorante quando si avvicinò una signora: 'Ronaldo, Ronaldo, mi firmi un autografo?'. E io: 'Ok, mi dia il foglio. Con affetto, Ro-nald-do'. Quando lei capì andò alla polizia a denunciarmi. Ho dovuto spiegare ai poliziotti che scherzavo. Sono stato il primo a vedere la crisi di Ronaldo, sul letto dell'hotel prima della finale. Per me era un attacco epilettico. Ho ancora paura: tremava, era rigido, tutto bloccato. Non aveva il fisico per giocare ma avevamo mezz'ora per decidere. E Ronie in Brasile è come un Dio, doveva esserci".
La Francia, il luogo in cui ha segnato il suo goal più incredibile, una punizione fa-vo-lo-sa. "ai capito come mi è uscita. Usavo scarpe strette, e di sicuro hanno aiutato. Il pallone era molto leggero, e ha aiutato. La mia coscia sinistra ha una circonferenza di 64 cm, e anche quello c'entra. Però il tiro con le tre dita l'ho provato mille volte, non mi è mai più riuscito".



A Madrid, fa un trofeo e l'altro, ha poi conosciuto un certo Clarence Seedorf, un centrocampista che io ho sempre considerato immenso, dentro e fuori dal campo. Diventato allenatore del Milan da un paio di settimane, Seedorf riceve dall'amico brasiliano una spinta non da poco: "In campo è sempre stato un leader, voleva insegnare tutto a tutti. Kakà mi ha detto che Clarence capisce bene i giocatori ma io lo sapevo, abbiamo vissuto nella stessa casa per un anno e mezzo: ogni volta stava in bagno tre ore a sistemarsi quei capelli con una crema cattivissima. Insopportabile. Suonava a caso agli appartamenti dei vicini e diceva che aveva pizze da consegnare. Abbiamo tutti un lato infantile. Anche se il più matto era Gravesen. In campo era divertente: ti faceva falli atroci e poi si metteva a ridere. Però una bravissima persona... "
Mentre studia per diventare anche lui un allenatore di grido, "magari in Spagna", si conferma uno che ha vissuto e vive al limite: "Ho avuto due mogli, ma è difficile ricordare quelle con cui ho fatto un figlio: ne ho otto da sei o sette madri diverse. Allora una era messicana, l'altra ungherese, il resto brasiliane: quattro più due, sei".
Roberto Carlos, un Dio del pallone.

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