Esperto di Calcio

26 marzo 2014

Storie di calcio: da Bobo Vieri a Diego Costa, i pichichi colchoneros

Lo avevo scritto mesi e mesi fa, questo Atletico Madrid fa paura. Oggi, alla luce di un Clasico pazzesco, lo ribadisco con forza: gli uomini di Simeone ce la possono fare. Non è semplice, sarà un'impresa, ma se la Liga finisse oggi sarebbero i campioni. Tre squadre in un punto, le grandi di Spagna che lottano per la Liga più emozionante e bella degli ultimi trent'anni.
L'Atletico, a caccia della stella, ha un potenziale offensivo notevole, mirabile. Diego Costa e David Villa sono dormidabili, a dir poco. Il potenziale offensivo dei colchoneros, però, ha radici ben più antiche e nobili, radicate negli ultimi anni degli anni '90, quando al timone della squadra c'era il magnate madrileno Jesùs Gil.
Capace di portare i biancorossi dal paradiso della Liga (1996) all'inferno della retrocessione (2000), Gil ha portato a Madrid grandissimi giocatori: da Simeone a Penev, da Jugovic a Solari. Il presidente dell'Atletico, però, aveva un grande sogno, costruire un attacco atomico. Da allora l'Atletico e i suoi tifosi hanno potuto rimirare grandissimi bomber, fuoriclasse di livello mondiale.
Il primo ad inaugurare questa favolosa sequenza è un ragazzone italiano, forte come un toro e talmente decisivo da saper chiudere la Liga con la pazzesca media di un goal ogni 90 minuti. Sto parlando ovviamente di Christian Vieri, centravanti approdato ai colchoneros nell'estate del 1997 per l'astronomica cifra di 40 miliardi di lire. Vieri, esploso solo qualche mese prima con la Juventus, fa letteralmente impazzire i tifosi del Calderon con le sue giocate. Giocate di alta scuola alternate a goal da ariete di razza, Vieri trascorre a Madrid una stagione da protagonista. Sul più bello, quando a Madrid sono convinti che non possa che crescere, qualcosa si rompe. Sulla panchina dell'Atletico approda Arrigo Sacchi ed il sodalizio fra Bobone e Madrid si rompe, tanto da fare ritorno in Italia senza nemmeno mai mettere in campo nella stagione successiva.





Come detto, dopo l'ascesa di metà anni '90, l'Atletico Madrid sprofonda in un baratro chiamato Segunda Division. A far rialzare la testa ai colchoneros ci pensa un giovane attaccante. Biondo, longilineo e con due gancette rosse, Fernando Torres nasce e cresce nella cantera madrilista. Fin da ragazzino si vede che ha un talento fuori dal comune e le difficoltà dell'Atletico di inizio anni 2000 spingono la dirigenza e lo staff tecnico a vedere in Torres il possibile salvatore della patria. Niente di più corretto, perchè "El Nino", come lo soprannominano i tifosi del Calderon, esplode letteralmente. Gioca in un Atletico meno forte e competitivo di questo, ma fa la differenza. Torres è alto, ma agile; forte di testa e con un piede educatissimo, l'ideale per il nuovo ciclo dell'Atletico, che non vedeva una stella da alcuni anni. Cinque anni, 91 reti ed una chiamata irrinunciabile dall'Inghilterra, dove il Liverpool fa carte false pur di averlo. Così, El Nino Torres saluta i colchoneros, lasciando il testimone ad un giovane argentino di cui si dice un gran bene.



Sergio "El Kun" Aguero approda in biancorosso nel 2006, dopo aver fatto ammattire le difese argentine con la casacca dell'Independiente. 18 reti convincono l'Atletico a sborsare 20 milioni di euro pur di comporre l'accoppiata con Fernando Torres. I due insieme fanno faville, ma giocano solamente una stagione. Partito El Nino, direzione Liverpool, la stella dell'attacco rimane El Kun, giocatore dalla tecnica formidabile e dal dribbling ubriacante. Su di lui in patria si sprecano i complimenti, tanto da essere considerato superiore ad attaccanti memorabili come Carlitos Tevez, a cui ben presto soffia il posto in Nazionale accanto al totem Messi. Il talento di Aguero non si discute, ma in zona goal fatica a imporsi. L'Atletico si cautela acquistando un uruguagio dal Villareal: Diego Forlan. I due si legano alla perfezione, quasi fossero lo zucchero e le uova. Si completano, tanto nell'ultimo passaggio quanto in zona goal. In due segnano qualcosa come 50 reti al primo anno in coppia, una cifra letteralmente astronomica. In quattro stagioni fanno la storia dell'Atletico Madrid, realizzando goal a raffica e contribuendo a scrivere pagine di grandi successi. Dopo anni bui, infatti, i colchoneros tornano in Europa, riuscendo a giocare la Champions League e l'Europa League. Sfiorano anche il successo in Copa del Rey, ma si devono arrendere in finale al solito Barcelona.



Le dolorose cessioni di Aguero e Forlan, rispettivamente a Manchester City ed Inter, rimpinguano le casse dell'Atletico, che sul mercato fa la voce grossa. In avanti, come erede della coppia d'oro, viene ingaggiato un colombiano che tanto bene ha fatto con il Porto: Radamel Falcao. Reduce da 51 presenze e 41 reti con la maglia dei Dragoes, Falcao non perde il vizio nemmeno al Calderon. E' lui l'uomo in più dell'Atletico Madrid, che torna finalmente ad alzare trofei importanti. L'Europa League, vinta in finale contro l'Athletic Bilbao di Fernando Llorente, è il primo tassello di una serie di trionfi firmati Falcao. L'anno successivo, infatti, schianta il Chelsea in Supercoppa, alzando al cielo di Montecarlo un trofeo mai vinto nella più che centenaria storia dell'Atletico Madrid. Il connubio con Simeone è formidabile, Falcao incanta l'Europa con le sue giocate ed attrae su di sè sirene importanti. Nell'estate scorsa, quando Real Madrid e Chelsea sembrano pronte a portarlo in società, la spunta il Monaco. Ambizioso il progetto monegasco; troppo remunerativo per rifiutare. Così, dopo Vieri, Torres, Aguero e Forlan, l'Atletico perde un altro grande campione in avanti.





A Madrid, però, ci sono abituati e non si buttano di certo giù. Con i soldi di Forlan viene acquistato solamente David Villa, messo a far coppia in avanti con un brasiliano recentemente naturalizzato spagnolo. Diego Costa, talento quasi coltivato in casa, viene promosso a titolare inamovibile dopo una stagione da comprimario di Falcao. Lo spagnolo esplode, deflagra letteralmente. I suoi goal, al momento, sono 31, buoni per far pensare ai colchoneros di farcela davvero stavolta. La Liga è a pochi passi, e sarebbe un sogno davvero battere due corazzate come Real Madrid e Barcelona.

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