Esperto di Calcio

9 maggio 2014

Juventus, i malumori di Conte ed il futuro tecnico-tattico della Signora

La Juventus ha chiuso per il terzo anno di fila in testa. Un campionato più teso di quanto si possa pensare guardando la classifica, ma a conti fatti mai in discussione. Tutto bello penserebbe uno spettatore disinteressato, ed invece in casa Juve qualcosa scricchiola. Antonio Conte, il vero artefice del progetto zebrato, ha manifestato alcuni malumori all'indomani della festa Scudetto. A Torino non si parla d'altro. Resta o andrà via; è una finta o fa sul serio; lo fa per soldi o per ambizione. Gli interrogativi che aleggiano nella testa dei tifosi sono tanti, e ognuno dice la sua. La carta stampata, ovviamente, ci è andata subito a nozze. Da giorni si alternano ciclicamente l'avvicinamento e l'allontanamento delle parti, in un perverso gioco editoriale che potrebbe trovare il suo culmine questo pomeriggio.

Cerchiamo di capire quello che è successo. Dopo tre anni al top è evidente anche ai più miopi che il lavoro di Conte sia stato eccellente. Ha preso una compagine allo sbando e l'ha trasformata, letteralmente, in un mostro famelico. Senza investimenti esagerati ha saputo raccogliere più di quanto il più speranzoso supporter juventino si sarebbe potuto augurare. E' stato bravo a rilanciare giocatori bollati come bidoni o fermi da tempo. I media hanno negli occhi le giocate di Pirlo, ma il modo in cui Conte ha saputo trasformare Bonucci; e rilanciare Barzagli e Llorente (quest'ultimo bocciato in toto dai saccenti rotocalchi italici in estate) non può passare inosservato.
Infine l'agrodolce cambio di modulo ha dimostrato tutta la sua preparazione tattica. Da un lato (il dolce) ha plasmato un undici solido e robusto. La sua Juventus impone il gioco e segna tanto, risultando comunque una delle migliori difese. Di contro il sistema tattico bianconero ha mostrato più di una falla quando ha dovuto fronteggiare squadre estere, quasi sempre in goal con la Signora.

L'Europa, il vero tallone d'Achille della Juventus di Conte, è l'argomento che tanto piace ai detrattori dell'allenatore leccese. E' innegabile che le campagne europee dei torinesi non abbiano soddisfatto le attese. O meglio, quelle di questa stagione hanno deluso. Al (ri)debutto in Champions un onorevole quarto di finale contro il Bayern delle meraviglie, poi campione contro il Borussia Dortmund. Quest'anno invece, una deludente eliminazione in un girone tutt'altro che impossibile e la mancata finale di Europa League. Quest'ultima sconfitta, contro il Benfica, brucia ancora. Da fastidio ai tifosi, che pregustavano la prima finale nel nuovo tempio del calcio juventino; ha fatto sicuramente arrabbiare Conte. In panchina, come quando era in campo, Antonio si è dimostrato competitivo ed orgoglioso. L'etichetta di "sconfitto" in ambito europeo, ne sono certo, lo fa arrabbiare. E proprio per questa ragione sono convinto che, alla fine, Conte rimarrà. Il suo modello di allenatore è stato Lippi, capace al secondo anno di Juve di alzare la Champions League e sfiorarne altre tre, perse in finali ancora calcisticamente inspiegabili.

Ma allora, cosa chiede Conte alla società? Semplicemente un nuovo progetto tattico. Ha capito che con questo assetto, nel calcio vero, non si vince. Non è un caso se negli ultimi quarant'anni nessuno abbia vinto giocando con la difesa a tre; ed urge un'inversione di rotta. Conte, integralista della difesa a quattro nelle sue esperienze calcistiche, ha fatto di necessità virtù. Ora però, vuole fare marcia indietro. Questo è il messaggio che ha dato alla società, servono innesti di qualità ma soprattutto giocatori in grado di presidiare le fasce, tanto in fase difensiva quanto in avanti. E allora resta da capire il disegno tecnico-tattico che sta dietro i malumori del mister pugliese, che oggi ne parlerà con la società.

Realisticamente queste potrebbero essere le richieste, radicali ma ragionevoli. Via con cessioni pesanti, riguardanti giocatori di medio livello: Peluso, Padoin, Quagliarella, Isla e Vucinic. Osvaldo non sarà riscattato, nemmeno se il Southampton abbassasse di molto le sue pretese.
Il nuovo progetto di Conte riparte quindi dal 4-3-3 o dal suo antico amore, quel 4-2-4 di cui tanto si parlava un paio di estati fa. Cosa serve per realizzare questo progetto? In primis due terzini, uno per lato. Lichtsteiner ha bisogno di un ricambio; mentre a sinistra non è credibile fare una stagione ad alti livelli con Chiellini e Asamoah, entrambi generosi ma adattati. I nomi giusti potrebbero essere quelli di Evra e di un giovane da inserire, su cui Paratici sta già sicuramente lavorando.
A centrocampo la rosa è ampia e qualitativamente attrezzata, almeno nel mezzo. Marchisio, Vidal, Pirlo, Asamoah e Pogba sono un reparto di tutto rispetto. La conferma del francese e del cileno, pretesa da Conte, porrebbe fine a qualsivoglia discorso. Potrebbe aver senso inserire giusto un giovane (Baselli?) che possa col tempo sostituire Pirlo, giocatore immenso ma non più di primo pelo. Sugli esterni, invece, la situazione è davvero tragica. Mancano almeno due ali di prima qualità. Nani sembra ad un passo, e francamente il rapporto qualità-prezzo è ottimale. Per il salto di qualità, in vista di un tridente, occorrerebbe uno con il profilo tecnico e anagrafico di Alexis Sanchez, dato in uscita da Barcellona. Da non sottovalutare anche le opportunità provenienti da Parigi, con Menez in scadenza ed il duo Pastore-Lucas che storcono il naso per le troppe panchine. Onestamente, però, non prenderei nessuno dei tre e credo che anche Conte sia della stessa idea, altrimenti l'affare Menez sarebbe stato chiuso tempo fa. 
In avanti, infine, il reparto subirà un forte restyling. Via Vucinic, Quagliarella e Osvaldo, la Juve ha bisogno di attaccanti funzionali al possibile nuovo corso. Tevez è intoccabile, Llorente potrebbe anche essere sacrificabile, ma solo per esigenze di bilancio ed importanti investimenti. Giovinco è destinato a rimanere come rincalzo di qualità. Immobile sarebbe uno da riportare alla base, ma sarà ceduto per fare cassa. Gabbiadini e Zaza potrebbero seguire lo stesso iter; Berardi è invece il rebus più grande. Riportarlo a casa potrebbe sancire la sua consacrazione, come per Pogba; ma si potrebbe anche decidere di lasciarlo maturare (soprattutto di testa) ancora una stagione. Se dovessi scommettere direi che Conte lo vorrebbe in ritiro, per giudicare sul campo come ha sempre fatto. Quale potrebbe essere allora l'innesto giusto? In Germania si fa un gran parlare di Mandzukic, centravanti indubbiamente forte ma che lascerei perdere. Punterei su un profilo differente, una prima punta giovane pronta ad esplodere alle spalle di Llorente.

Con questi presupposti, a mio parere, il matrimonio continuerà.

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