Esperto di Calcio

8 ottobre 2014

Storie di calcio: Graziano Pellè, the italian goal machine

"Se è passato tanto tempo dalla mia ultima convocazione in Nazionale, è stata soltanto colpa mia. Sono arrivato adesso alla maturità totale, fisica e mentale. Ho dovuto fare un giro largo ma meglio esserci comunque arrivato. Dunque meglio tardi che mai".
Le parole di Graziano Pellè, pronunciate ieri a Coverciano, tradiscono un filo di emozione. E' normale sia così, la Nazionale è il punto d'arrivo per qualsiasi calciatore, figuriamoci per chi, come lui, ha passato anni in provincia ed è dovuto emigrare per trovare posto.
Leccese di nascita e di scuola calcistica, Pellè viene considerato dagli addetti ai lavori un predestinato. Pochi ragazzi in Italia hanno il suo fiuto del goal ed il suo fisico, caratteristiche che inducono i suoi allenatori ad impiegarlo come primo riferimento offensivo.
Sulla panchina del Lecce, in quegli anni, siede Delio Rossi, che adocchia il ragazzo e lo porta in prima squadra, dove ha l'opportunità di allenarsi con attaccanti del calibro di Bojinov, Chevanton e Mirko Vucinic.
Lo spazio in prima squadra è poco, ma tanto basta per portarlo a giocare il Mondiale Under20, tenutosi nei Paesi Bassi durante l'estate 2005. Pellè è l'arma in più dell'Italia, che a suon di goal trascina fino ai quarti di finale, persi ai rigori contro il Marocco.

L'esperienza con l'Under20 è importante per la crescita di Pellè, che stenta però a ritagliarsi il suo spazio con la maglia del Lecce. Inizia quindi un lungo viaggio fatto di prestiti in cadetteria, dove dopo un inizio difficile inizia a macinare gioco e reti. A Crotone le prime reti fra i professionisti; con la maglia bianconera del Cesena la prima stagione in doppia cifra, che sembra porterlo portare al grande salto.
Nel suo destino, come per il Mondiale Under20, c'è l'Olanda. Ad aggiudicarselo è l'Az Alkmaar, allenato dal guru olandese Van Gaal, uno che ha pochi eguali al mondo a lavorare con i giovani.
Il santone olandese, reduce dall'esperienza con il Barcellona, intravede in Pellè le potenzialità del campione. Sa che è un diamante ancora grezzo, ma nonostante le difficoltà gli da fiducia. Il centravanti pugliese lo ripaga con tanto impegno e pochi gol. Van Gaal crede nelle potenzialità del ragazzo, ma quando sente la chiamata del Bayern Monaco non può rifiutare. Con l'approdo in panchina di Verbeek il divorzio è inevitabile.

E' Pietro Leonardi a riportarlo in Italia, e Parma sembra la squadra a misura d'uomo che può permettere a Pellè di esplodere definitivamente. Qualcosa s'inceppa, mancano feeling e fiducia, e dopo un anno e mezzo speso fra Parma e Sampdoria, in prestito, le strade si dividono nuovamente. Nemmeno a dirlo la chiamata arriva nuovamente dal paese dei tulipani, più precisamente dal Feyenoord di Rotterdam. Prestito con diritto di riscatto prefissato a 5 milioni di euro, Pellè sbarca alla corte di Ronald "Rambo" Koeman. L'alchimia fra i due è immediata, tanto da portare il Feyenoord a basare il proprio gioco sul terminale offensivo italiano. Con la maglia bianco-rossa di Rotterdam, Pellè esplode letteralmente. E' un po' come se il suo talento, sopito per troppo tempo, riemergesse con la forza di un'esplosione vulcanica. Il suo killer-istinct in area di rigore torna ad essere quello delle giovanili, i portieri orange non hanno scampo. Al primo anno le reti sono 29, il secondo 26. 55 goal in 66 presenze sono numeri mostruosi, che gli valgono finalmente il palcoscenico di un campionato top. La chiamata arriva dalla Premier League, più precisamente da Southampton, dove sulla panchina dei "Saints" si è appena insediato il suo mentore, Ronald Koeman.
Devo ammetterlo, avevo ancora qualche perplessità su di lui, mi sembrava così strano che segnasse a raffica in Olanda dopo aver trovato tutte quelle difficoltà in Italia, ma ho sbagliato. In 7 partite di Premier il bomber leccese ha timbrato 4 volte il cartellino, realizzando una rete meravigliosa in acrobazia contro il Queens Park Rangers.



La continuità in zona gol gli vale il soprannome "the italian goal machine" e, soprattutto, il ritorno in azzurro. Non più la maglia di una giovanile, bensì quella pesante della Nazionale maggiore.
"Speravo di andare in nazionale, quest'anno sono passato in un campionato più importante, avevo possibilità di essere preso in considerazione, il mister lo ha fatto e mi ha convocato". Il futuro è ora nelle sue mani.

0 comments:

Posta un commento

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More